Contatti
Richiedi maggiori informazioni
Info
La storia del Museo di Sammichele, è lo specchio della storia politica del paese, dove tutte le amministrazioni si sono misurate con il più alto esempio di progettualità culturale locale. La scientificità del lavoro, l’alta professionalità e la passione del prof. Dino Bianco hanno permesso la ricerca e il recupero di un patrimonio storico documentale di reperti poveri, ma ricchi di tempo, con l’intento di favorire lo sviluppo del senso di appartenenza ad una civiltà spesso nostalgicamente rievocata.
Nello spazio dell’antico Castello Caracciolo è narrata e rivissuta la storia secolare della nostra comunità. Circa cinquemila oggetti rivivono nel presente attraverso fonti scritte e orali, foto d’epoca, disegni e tavole di commento. Ciascun oggetto, con l’attuale allestimento, che risale al 2010, è stato ricollocato nel suo contesto geografico, economico, storico, sociale, linguistico e produttivo attraverso parole e immagini che racchiudono la simbologia e ritualità della vita contadina. Il percorso espositivo è strutturato su tre piani, e si snoda attraverso 9 sale, nelle quali sono ricostruiti i più significativi ambienti domestici e lavorativi, accanto ad oggetti ordinati per tipologia, nella comune certezza che è un dovere imprescindibile quello di mettere a disposizione delle future generazioni un’immagine reale della cultura dei nostri padri. Gli oggetti propongono da territorio limitrofo e rievocano i valori e il fascino del mondo contadino, fondamento della nostra cultura e del nostro progresso. Sala per sala il visitatore compie un viaggio nel tempo alla ricerca delle comuni radici, quelle legate alla cultura della civiltà contadina, rivivendo i vari momenti della vita di uomini che ponevano il loro ingegno nell’affrontare le difficoltà di ogni giorno.
Divenivano di volta in volta agricoltori, come testimoniato attraverso i cicli produttivi del grano, dell’olio e del vino, o artigiani, come rappresentato dalle botteghe del fabbro, dello scalpellino, del mastro carradore, del sellaio e di molti altri antichi mestieri. In un’epoca dominata dal mito della macchina e dell’automazione, è difficile rendersi conto della fatica e degli sforzi che il lavoro contadino richiedeva quando veniva svolto con la sola forza delle braccia o con l’aiuto dei miseri attrezzi quasi tutti in legno, costruiti a mano inventati e costruiti a mano per necessità, con pazienza, perizia e soprattutto con fantasia straordinaria, in modo da alleviare gli stenti, le fatiche e l’endemica povertà dei contadini. A scandire la vita di questi uomini era un forte sentimento religioso ben illustrato nella sala dedicata alla religiosità popolare.
Il museo mantiene il legame con il suo territorio attraverso i reperti che ne testimoniano l’evoluzione storica e realizza, in attività di laboratorio, la vocazione didattica che lo caratterizza sin dalla fondazione.
Il museo
Il fiasco, rotto in numerose parti, ma tenuto insieme da un’imbracatura in ferro, è paragonabile alla memoria storica di una civiltà, quella contadina, che il progresso e la tecnologia hanno disgregato come i suoi cocci in terracotta.
L’imbracatura rappresenta invece la volontà e l’impegno di conservare questa memoria nel tempo, funzione prioritaria del nostro Museo.
Il museo
Vito Donato Bianco nasce a Sammichele di Bari il 15 ottobre del 1936 e muore prematuramente nel 1990. Insegna Chimica Generale ed Inorganica nella facoltà di Scienze dell’Università di Bari, svolgendo ricerche nel campo della Didattica Chimica e delle Scienze e nel campo dei composti di coordinazione.
A fronte delle sue ricerche in campo didattico fonda la “Mostralaboratorio”, per il rinnovamento della didattica delle Scienze e della Chimica nelle scuole italiane, proposta itinerante, ma che avrebbe avuto attuazione definitiva nel Campus dell’Università di Bari.
Come operatore culturale e Assessore alla Cultura nel 1968 idèa e fonda il Museo della Civiltà Contadina, a Lui intitolato dopo la morte e per il quale scrive numerosi articoli. Nell’aprile 1980 promuove e organizza un Convegno Nazionale sul tema “Il Museo dell’oggetto oggi: struttura e funzioni”.
In qualità di presidente dell’associazione Pro-Loco, organizza e dirige un gran numero di attività culturali e socio-economiche: fonda due gruppi teatrali, cerca di mantenere vive le tradizioni popolari, profonde grande impegno, fin dal suo nascere, nell’organizzazione della Sagra della Zampina.
Autore di 92 pubblicazioni scientifiche, gran parte pubblicate su riviste internazionali, come poeta pubblica quattro raccolte di poesie (Vince la vita, 1971; Drupe di Sambuco e altro, 1975; Io, l’acqua, la luna, 1987; La mano maestra, 1989) e una raccolta di atti teatrali (Rossella e altro teatro,1980).
Nel 1985, gli è conferito dalla Regione Puglia il Premio “Renoir” per la cultura. Nel 1996, il Presidente della Repubblica conferisce alla sua memoria due diplomi e Medaglia d’oro, “Benemerenza prima classe Scuola, Cultura e Arte”.